Dimanche, 14 Janvier
SACCO E VANZETTI La salvezza è altrove // AGGIORNAMENTO SUI FATTI DI BUDAPEST
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– ORE 17,00 Presentazione del libro: SACCO E VANZETTI – La salvezza è altrove di
Paolo Pasi [Elèuthera, Milano, 2023] – Illustrazioni di Fabio SantinAd
accompagare la presentazione: immagini, registrazioni dell’epoca e l’esecuzione
di brani ispirati a Sacco e Vanzetti, da Woody Guthrie a Joan Baez.
– ORE 19,30 Aperitivo
AGGIORNAMENTO SUI FATTI DI BUDAPEST
– ORE 20,45 Proiezione MY SUNSET ROOM
– ORE 21,00 Incontro di aggiornamento
SACCO E VANZETTI – LA SALVEZZA È ALTROVE
Tra la fine dell’Ottocento e gl’inizi del Novecento una marea di uomini e donne
lascia l’Italia per emigrare negli Stati Uniti, “il Paese dove tutto è
possibile”. Di questa marea fanno parte due uomini qualunque, due proletari tra
i tanti. Uno parte dalla provincia di
Cuneo, l’altro da quella di Foggia. Non si conoscono. Entrambi hanno già una
coscienza sociale, che in America si radicalizza, facendone due anarchici,
proprio come accade ad altre migliaia d’immigrati delusi dal “sogno americano”.
Gli USA, infatti, sono attraversati
da un conflitto sociale molto aspro, alimentato da un capitalismo rampante che
usa spregiudicatamente la forza armata dello Stato e assolda milizie private per
sparare sugli scioperanti. È in questo scenario che inizia la vicenda umana e
politica di Nicola Sacco e
Bartolomeo Vanzetti. Nonostante un’imponente campagna internazionale intesa a
fermare la mano al boia, la vendetta di Stato andrà fino in fondo. Ma al
contempo consegnerà alla storia i nomi, ormai inseparabili, di questi due uomini
qualunque divenuti simbolo di una lotta per la giustizia e la libertà, che a
distanza di un secolo risuona ancora potente. Cos’è cambiato, oggi?
AGGIORNAMENTO SUI FATTI DI BUDAPES
L’11 febbraio 2023 a Budapest si è tenuto un raduno di neonazisti chiamato
“Giorno dell’Onore”.
Questo appuntamento, oramai una consuetudine tollerata dallo Stato ungherese, ha
nel tempo assunto dimensione internazionale diventando sempre più frequentato da
ambienti dell’estrema
destra suprematista europea. In questa occasione è stato organizzato un
contro-corteo internazionale di antifascisti. Quel giorno a Budapest vengono
fermate quattro persone con l’accusa di essere coinvolte, a vario titolo, nel
ferimento di alcuni nazisti. Di queste quattro persone, due vengono rilasciate
quasi subito mentre altre due, un compagno tedesco e una compagna italiana,
Ilaria,
vengono trattenuti. A Ilaria viene addebitata la partecipazione a due pestaggi
e, accusata di lesioni considerate potenzialmente letali e di aver compiuto il
fatto all’interno di un’associazione criminale,
rischia 16 anni di prigione. I feriti hanno avuto rispettivamente 5 e 8 giorni
di prognosi.
Le condizioni detentive in Ungheria sono – se possibile, ed è possibile – ben
peggiori di quelle italiane: Ilaria racconta di celle piccolissime, abitate da
topi, scarafaggi e altri insetti; scrive di tempi
lunghissimi per ricevere i pacchi, difficoltà a comunicare con i familiari e gli
avvocati italiani, catene ai polsi e alle caviglie per i trasferimenti dal
carcere al tribunale e per tutta la durata delle
udienze in aula e così via.
Il 21 novembre 2023 a Milano viene arrestato Gabriele e il 12 dicembre 2023 in
Germania Maja, colpiti entrambi da un Mandato di Arresto Europeo (MAE)
nell’ambito della stessa inchiesta
ungherese.
Gabriele è oggi agli arresti domiciliari, come la legge italiana prevede per un
reato di questa entità, mentre Maja si trova in un carcere tedesco.
Abbiamo più volte sottolineato come il carcere sia un luogo fatto per reprimere
e contenere le contraddizioni sociali e politiche, un luogo dove si passa con
poco dall’abbandono totale alla tortura. Un luogo dove il rispetto per la
dignità umana è nullo. Un luogo da abolire.
Oggi tocchiamo con mano un’urgenza tra tante, dopo i morti “accidentali”
avvenuti a seguito delle rivolte del carcere di Modena, i suicidi che inclementi
scandiscono il tempo come un metronomo, i
pestaggi, a volte letali, i regimi speciali come il 41bis, il silenzio e
l’indifferenza che avvolgono le vite e le morti dei detenuti. È un’urgenza che
rompe il silenzio sulle condizioni detentive di uno
Stato che siede al tavolo dei Paesi comunitari, a dimostrare il fatto che quello
del carcere non è una specificità italiana ma un problema politico generale.
Il giorno 12 dicembre il giudice ha rinviato al 16 gennaio 2024 l’udienza per
decidere sulla richiesta di estradizione per Gabriele ponendo all’Ungheria una
serie di domande specifiche sulla pratica
giuridica, il diritto alla difesa e le condizioni di detenzione che Ilaria sta
vivendo e che toccherebbero anche a lui se fosse estradato. L’Ungheria ha tempo
fino all’11 gennaio per rispondere.
Per approfondire questi temi CSOA Cox18, Calusca, Archivio Primo Moroni e
l’Assemblea di solidarietà per i fatti di Budapest promuovono per il 14 gennaio
un incontro di aggiornamento in
attesa dell’udienza che deciderà se Gabriele deve o meno essere estradato.
Saranno presenti gli avvocati di Ilaria e Gabriele, prevediamo un intervento sul
MAE e un collegamento con la Germania.
Il tutto sarà preceduto, alle sette e mezzo, da un piccolo preludio mangereccio
che avrà anche lo scopo di raccogliere fondi a sostegno delle spese per la
difesa. Nell’occasione sarà proiettato il corto
My Sunset Room di Virginia Garra (Italia, 2021, DCP, 12′)