Circolo anarchico Goliardo Fiaschi

Circolo anarchico Goliardo Fiaschi

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Nato a Carrara il 21 agosto del 1930, figlio del lizzatore anarchico Pietro e di Nella Delvecchio, Goliardo Fiaschi trascorse, come sovente ricordava, un’infanzia e un’adolescenza povera ma dignitosa, piena di sacrifici ma anche di tanti piccoli divertimenti «senza avere nulla materialmente». L’entrata in guerra dell’Italia rese ancor più dura la vita di quei «poveri e non sottomessi» carrarini che già da diversi anni avevano dovuto subire ogni sorta di angherie e privazioni da parte del “trionfante” regime fascista, e ciò provocò la nascita in Goliardo, grazie anche al quotidiano esempio datogli dai suoi genitori, di quel sentimento di avversione per le ingiustizie sociali e di quella volontà di lotta contro le autorità costituite che lo accompagneranno per tutta la sua esistenza.

All’indomani dell’8 settembre 1943, all’età di 13 anni, cominciò dunque, assieme al proprio amico Orazio, a recuperare e nascondere i fucili e le pistole abbandonate in quei giorni dai militari italiani di stanza in Carrara, armi che vennero poi consegnate, su consiglio del padre di Goliardo, all’anarchico Alcide Lazzarotti, che comandava un piccolo distaccamento partigiano a Bonascola. Da quel momento, Goliardo ed Orazio, in qualità di appartenenti alla Formazione “Gino Lucetti”, vennero incaricati del recupero e trasporto di armi, generi alimentari e materiale vario presso i rifugi segreti del movimento anarchico e del C.L.N. apuano, come il Buchet di via Beccheria, il deposito di piazza Garibaldi o la cantina di Davidin al Bugliolo. Partecipa, assieme alla propria madre, alla protesta delle donne carrarine del 7 luglio 1944, contro l’ordine di evacuazione della città diramato dal comando tedesco, ordine che, anche a seguito di tale decisa dimostrazione, venne poi revocato. E’ testimone dell’incendio di Bedizzano del 24 agosto e dell’eccidio di Bergiola del 16 settembre, che lasciano in lui una profonda e angosciosa impressione. Verso la fine di novembre del 1944, indignato dall’immobilismo delle truppe alleate che non si decidevano ad attaccare in maniera definitiva la Linea Gotica, ed anzi avevano rimandato qualsiasi tipo di operazione alla primavera successiva, assieme ad altri compagni, riuscì a passare il fronte tedesco, raggiungendo il Comando Alleato a Pietrasanta. Da qui venne portato a Viareggio e, dopo alcuni giorni, a Pescia, dove c’era un centro di raduno di partigiani nel quale gli stessi venivano inquadrati ed equipaggiati di tutto punto, pronti a partire in qualunque momento per andare a combattere i tedeschi ovunque ce ne fosse stato maggiormente bisogno. Dopo alcune settimane, fu quindi inviato sul fronte dell’Abetone, aggregato alla 3° Brigata “Costrignano” Divisione Modena. Partecipò a numerosi combattimenti, fra i quali quello di Monte Lancio alle falde del Monte Cimone, e fu tra i protagonisti della liberazione di Fanano, Sestola, Pavullo, Sassuolo e Modena.

Terminata la guerra fece ritorno nella sua Carrara, ove iniziò a svolgere un’intensa attività all’interno del movimento anarchico apuano. Nel maggio del 1950 viene arruolato nella marina militare per il servizio di leva, che svolgerà tra La Spezia e Taranto, venendo poi congedato nell’agosto del 1952. Rientrato nella città del marmo, Goliardo, frequentando il circolo Pietro Gori di Canal del Rio, conobbe e strinse amicizia con alcuni anarchici spagnoli in esilio, fra cui il noto Josè Luis Facerias, il quale era giunto clandestinamente in Italia, sotto il falso nome di Alberto de Luigi, nel giugno del 1952, che da diversi anni erano impegnati in una dura lotta armata contro lo spietato regime franchista. Con questi compagni svolse numerose iniziative, tra le quali spiccano l’organizzazione di diversi campeggi anarchici di controinformazione (il primo Campeggio Internazionale Giovanile Anarchico si tenne a Marina di Carrara dal 1° luglio al 31 agosto del 1953, il terzo a Bedizzano nell’estate del 1955 ed il quarto ancora a Marina di Carrara, in località Paradiso, nel luglio agosto del 1956), ed alcune azioni di espropriazione e autofinanziamento, che gli procurarono, talvolta, delle incomprensioni con una parte del movimento anarchico carrarese. Agli inizi di marzo del 1957, Goliardo, Facerias e Luis Agustin Vicente alias «El Metralla», conosciuto in Italia sotto il falso nome di Mario Mella, attraversarono il confine franco italiano e si stabilirono a Toulouse, presso alcuni compagni. Nell’estate del 1957, nonostante che la CNT in esilio in Francia avesse disapprovato, sin dal 1953, i metodi della lotta armata antifranchista, Facerias decise di rientrare in Spagna per portare avanti una serie di sabotaggi e di azioni armate congiuntamente al gruppo di Quico Sabatè. Goliardo lo seguì assieme ad Agustin Vicente. I tre riuscirono a passare la sorvegliatissima frontiera spagnola spacciandosi per escursionisti. Goliardo e Facerias raggiunsero in bicicletta i boschi nei pressi di San Madir, rifugiandosi in una capanna dissimulata fra la vegetazione, mentre Vicente si recò in treno verso Sabadell, dove venne però fermato ed arrestato dalla polizia. Grazie alla probabile delazione di «El Metralla», la polizia franchista tese un’imboscata a Goliardo che fu così catturato il 29 agosto del 1957 nei pressi della già menzionata capanna. Facerias venne invece ucciso il giorno seguente a Barcellona, crivellato da nove proiettili esplosi da numerosi cecchini della polizia e della Guardia Civil.

Condannato ad una pena di 20 anni di reclusione, Goliardo trascorse 8 anni nei duri penitenziari spagnoli (da Barcellona a Guadalajara, da Gijon a Leon, da Alicante a Burgos…), quindi fu estradato in Italia, nell’agosto del 1965, ove passò altri 9 anni rinchiuso nelle patrie galere, poiché era stato ritenuto autore, insieme a Facerias, ad Agustin e ad altri compagni italiani, di una rapina, avvenuta in una banca di Villanova Monferrato il 15 gennaio 1957, e di diversi altri reati. Il 29 marzo del 1974, dopo 17 anni di detenzione e dopo aver “visitato” ben 48 reclusori, grazie anche ad una intensa mobilitazione di alcuni compagni anarchici italiani, inglesi, francesi, spagnoli e americani, Goliardo veniva scarcerato.

Rientrato nella sua Carrara, riprese immediatamente il suo posto di lotta tra gli sfruttati e gli oppressi, accudendo amorevolmente nel contempo l’anziana madre e la sorella. Assieme ad altri compagni, tra cui Belgrado Pedrini e Giovanni Mariga, diede vita al Circolo Culturale Anarchico di via Ulivi, che divenne un vero e proprio punto di riferimento sia per i carraresi che per coloro che provenivano da altre parti d’Italia. Numerose furono le attività politiche e sociali a cui si dedicò a partire dalla seconda metà degli anni ‘70: dalla capillare propaganda attraverso la distribuzione di libri ed opuscoli e la compilazione di pungenti manifesti, puntualmente esposti all’esterno del circolo, alla lotta antinucleare e per la chiusura della Farmoplant di Massa; dalla solidarietà ai diversi compagni detenuti e ai vari giornali e periodici anarchici tramite l’invio di denaro, alla battaglia in difesa del Germinal di Carrara; dall’organizzazione annuale della giornata del Primo Maggio, alla collocazione della lapide alla ex Caserma Dogali in ricordo dei caduti dei moti del 1894.

Negli ultimi anni della sua vita, Goliardo si impegnò costantemente affinché potesse realizzarsi un’idea a lui assai cara: l’apertura nella sua città di un Archivio storico del movimento anarchico. Nonostante la terribile malattia, che seppe affrontare con spirito forte e battagliero, continuò a prodigarsi fino all’ultimo per la giustizia sociale e per l’anarchia. Goliardo si è spento, attorniato dall’affetto di numerosi compagni, a Carrara il 29 luglio del 2000.

L’estremo saluto datogli dai compagni e svoltosi per le vie di Carrara in un caldo pomeriggio di luglio, è stata una vera e propria manifestazione anarchica, sulle note di «Addio Lugano bella», «Figli dell’officina» e «Vieni o Maggio», intervallata dal grido cileno di battaglia: «Compañero Goliardo: Presente! Ahora y siempre!».

Di lui i compagni serberanno per sempre il ricordo di una volontà indomita, l’esempio di una vita trascorsa tra mille peripezie ed avventure, una vita che potrà essere meglio conosciuta da quanti avranno l’opportunità di leggere le memorie da lui vergate e registrate, e che a breve saranno pubblicate a cura del Circolo Culturale Anarchico “G. Fiaschi” di Carrara.

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Circolo anarchico Goliardo Fiaschi
Via Giuseppe Ulivi 8
54033 Carrara
Italy
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