Friday, 3 February
Appuntamento benefit indagati operazione "Panico"
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Operazione Panico. Questo il nome scelto dagli inquirenti per la vasta operazione di polizia che vede attualmente coinvolti 38 compagni di Firenze e non. Un nome che a noi fa pensare alle finalità di questa operazione ancor più che alla storica occupazione anarchica di Firenze che ben 250 agenti hanno invaso la mattina del 31 gennaio. Ciò che loro chiamano ordine e legalità, ciò che loro credono di aver ristabilito, è infatti per noi ciò di cui si dovrebbe aver più paura. Se nessuno si opponesse all’avanzata del fascismo, se nessuno si scagliasse contro i militari, le loro “operazioni di pace” e le loro “strade sicure”, se nessuno si organizzasse autonomamente anche solo per portare un banchino informativo in strada, ecco, quello sarebbe per noi “il panico”: una società che potrebbe generare dei mostri ancora peggiori di quelli che già ci circondano. Mostri che prendono il nome di razzismo, miseria, guerra, controllo, soprusi e molti, troppi, altri. Mostri che non tutti riescono a fingere di non vedere e non subire.
Attacchi a sedi fasciste, scritte sui muri, un corteo e un volantinaggio non autorizzati.. Questa la natura delle accuse mosse dalla Digos di Firenze. Per la questura sarebbero gesti di folli che non hanno nessun contatto con il reale, un’immagine, questa, che contrasta però con altre immagini che abbiamo ben vivide nella nostra memoria. Ad esempio quella del corteo antifascista del 16 gennaio 2016 che sfila al ritmo del “ballo del mattone” in riferimento alla vetrina della libreria di Casapound infranta con un mattone due giorni prima. Uno degli episodi, questo, contestati agli indagati. Se è l’isolamento quello a cui punta la questura, non ci stupisce che sia finito nel loro mirino il corteo che il 25 aprile 2016 attraversò le vie di San Frediano in solidarietà a Michele, Alessio e Francesca, arrestati pochi giorni prima per essersi opposti a un fermo di polizia. Si è cercato infatti con denunce a pioggia (tre capi di imputazione a 29 persone per quel solo episodio) non solo di colpire una realtà politica, ma anche chi si è mosso animato da solidarietà e complicità. Non ci stupisce neanche il ricorso al reato di associazione a delinquere. Come in città l’operazione “400 colpi” ha già dimostrato, anche quando tali fantasiose accuse vengono infine bocciate dalla magistratura, rappresentano comunque uno strumento funzionale a somministrare misure cautelari utili a immobilizzare i compagni ed esaltare la stampa. Una stampa che forse in questa vicenda ha giocato un ruolo più determinante di quanto si potrebbe pensare, continuando ad associare del tutto arbitrariamente questa realtà politica all’artificiere ferito nello scoppio di capodanno. Sappiamo da tempo però che i mostri non son quelli che vediamo sbattuti in prima pagina e da che lato della barricata stanno i nostri affetti.
OPERAZIONE "PANICO" L'HANNO CHIAMATA, MA NON CI SPERINO GLI INQUIRENTI: E' DA TANTO CHE ABBIAMO SCELTO DI NON AVERE PIU' PAURA.
Ai compagni ai domiciliari il nostro più caloroso abbraccio.
Corsici
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