divendres, 1 novembre a diumenge, 3 novembre
Corteo contro la riapertura del CPR e mobilitazione nazionale contro i mille volti del razzismo di stato
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PROGRAMMA:
* VENERDì 1 Novembre CORTEO nel quartiere San Paolo contro la riapertura del
CPR di Corso Brunelleschi - Torino
ORE 16 - PIAZZA ROBILANT
* SABATO 2 Novembre
dalle ore 10 ASSEMBLEA al CSOA Gabrio
* DOMENICA 3 Novembre
dalle ore 10 ASSEMBLEA (solo la mattina) al CSOA Gabrio
SENTIAMO SEMPRE PIÙ URGENTE, PRIORITARIO E IMPELLENTE INCONTRARCI E
ORGANIZZARCI PER ANALIZZARE IL REALE MORTIFERO IN CUI VIVIAMO, TROVARCI TRA
COMPLICI E TESSERE LE RETI DI ALLEANZE POSSIBILI CON IL FINE DI TROVARE I
PUNTI DI ATTACCO ALL'IMPIANTO RAZZISTA CHE SCANDISCE LA QUOTIDIANITÀ NEL
CAPITALISMO DI OGGI.
IL CORAGGIO DIROMPENTE DEL RECLUSI DEL CPR DI TORINO NEL FEBBRAIO 2023 NON
PUÒ RIMANERE SILENTE, DIMENTICATO E RIFAGOCITATO DALLA MACCHINA RAZZISTA.
A TAL PROPOSITO INVITIAMO COMPAGNX, COMPLICI, SOLIDALI A VENIRE A TORINO NEI
PRIMI GIORNI DI NOVEMBRE PER TRE GIORNI DI DISCUSSIONE E MOBILITAZIONE
NAZIONALE.
PER UNA CHIAMATA DI DISCUSSIONE E MOBILITAZIONE NAZIONALE
CONTRO I MILLE VOLTI DEL RAZZISMO DI STATO
Se primavera ed estate 2024 sono state scandite dal calore di proteste,
scioperi, rivolte ed evasioni - soprattutto dentro le galere di ogni parte del
paese - non si può dire che la controparte non stia, di pari passo, affilando la
sua lama, puntandola spietatamente contro poverx, migranti e ribelli nonché
chiunque porta solidarietà e prova a opporsi e resistere. Gli strumenti
legislativi a disposizione delle procure si stanno, infatti, rimpolpando di
disegni e decreti legge criminogeni che mirano ad ampliare il ventaglio dei
reati, intensificarne le pene e abbassare la soglia di punibilità.
Il DDL 1660, in corso di approvazione, rispecchia molto bene la realtà in cui ci
vogliono costringere a vivere. Difatti, inmaniera molto dettagliata e puntuale,
va a colpire tutti gli ambiti dove negli ultimi anni sono state portate avanti
le proteste e le lotte più incisive che hanno attraversato il paese, dai luoghi
di detenzione (carcere e CPR) alle mobilitazioni contro il disastro climatico.
D'altronde non servirebbe uno degli ultimi omicidi - in ordine temporale, e tra
i più noti, che da decenni accadono nelle campagne italiane - di Satnam Singh a
ricordarci che la linea del colore e l’oppressione di classe segnano
indelebilmente il destino all’interno delle dinamiche di sfruttamento della
forza lavoro. O l’assassinio di Oussama Darkaoui nel CPR di Palazzo San Gervasio
a ribadire, ancora una volta, come le galere amministrative assolvano
quotidianamente a uno dei loro compiti principali: terrorizzare i/le liberx
senza documenti europei - resx clandestinx dalle leggi - affinché non osino
lottare, autodeterminarsi ed esistere fuori dagli schemi della paura e del
dominio.
Eppure, questa calda estate ci ha dimostrato che davanti alla brutale
ingiustizia e violenza agita dallo Stato, non è solo la paura a dominare gli
animi. Da Nord a Sud le proteste hanno scaldato i centri di detenzione - sia
penale che amministrativi, ad ogni latitudine e per mano di ogni età. Fuori da
quelle mura, solidali e complici han cercato le proprie strade per mostrare
supporto, tessere legami, far circolare le notizie, rendersi tasselli di
comunicazione, affiancando chi ha deciso di parlare per sé attraverso rivolte e
proteste.
Sappiamo che il capitalismo differenziale - tanto più se in crisi economica e in
un panorama bellico - ha sempre più bisogno di allargare le maglie quantitative
del contenimento, irregimentare i metodi di tortura con il fine - neanche tanto
sottinteso - di terrorizzare su larga scala e contenere coloro che si ribellano.
Guerra, violenza, repressione, sorveglianza e incarcerazione, costituiscono gli
strumenti necropolitici per antonomasia che si ripercuotono materialmente sui
corpi provocando morte e sofferenza. Spezzano i legami ma, allo stesso tempo,
producono nuove relazioni sociali, nuove grammatiche del potere, iscrivendole
all'interno di un'economia politica imperniata sulla gerarchizzazione
dell'umano.
La necropolitica, provando a interpretare i presenti sconvolgimenti globali, non
è tuttavia semplicemente un processo bensì un vero e proprio paradigma. Il
conflitto bellico tra l’Ucraina e la Federazione Russa e il genocidio in atto da
parte dello stato sionista nei confronti della popolazione palestinese, sono –
all’interno di questo quadro - potenti esempi di come agisce tale macchina.
ALLE NOSTRE LATITUDINI I VENTI DI GUERRA SOFFIANO IN MOLTEPLICI DIREZIONI; NE
SONO UN ESEMPIO, DA UN LATO, GLI INVESTIMENTI MASSICCI NEL SETTORE BELLICO DA
PARTE DEL GOVERNO MELONI, DALL'ALTRO LA STESURA DI DECRETI SICUREZZA, CREATI AD
HOC, IN CUI VENGONO CATEGORIZZATI SEMPRE PIÙ NUOVI NEMICI INTERNI, EVOCANDO
INCESSANTEMENTE UNA SUPPOSTA MINACCIA INCOMBENTE SULLA STABILITÀ DEL SISTEMA
ECONOMICO E SOCIALE.
Non limitandoci a osservare il fenomeno della guerra, come mera espressione
dei/delle governanti di turno o di contingenti necessità geopolitiche, ci preme
piuttosto leggere il presente bellico come parte integrante del capitalismo, e
nella fattispecie di quello neoliberale, grimaldello della paura e della
retorica massmediatica: base discorsiva per l'assestarsi o l'accelerare di
alcune modificazioni del presente. Fondamentale, in merito ai discorsi oggetto
di questa chiamata, l'intensificarsi di una retorica potente sul nemico interno
delineato, non solo in chi lotta o dissente, ma soprattutto in colui che si
trova ai margini del privilegio di classe e razza. A tal proposito, il razzismo
sistemico e sistematico, l'islamofobia, la clandestinizzazione forzata delle
persone in viaggio senza documenti europei, la brutalità delle frontiere e le
morti in galere e CPR, sono parte del complesso set di strumenti torturatori che
il potere si dà per tenere sotto scacco una vasta quantità di popolazione. Ne
consegue un’architettura lineare che oggi sfrutta sul lavoro, domani capitalizza
nei centri di detenzione e - magari - in un futuro guerreggiato neanche troppo
lontano, ricatta per comporre le fila di una possibile legione straniera.
Delineare la geografia del razzismo sistemico e sistematico diventa lo strumento
analitico fondamentale per trovarsi, tra complici e solidali, riconoscersi e
identificare i punti di attacco. A seguito dell’importante chiamata promossa
dalla Rete Campagne in Lotta
(https://campagneinlotta.org/violenze-e-morte-alle-frontiere-razzismo-quo...)
[https://campagneinlotta.org/violenze-e-morte-alle-frontiere-razzismo-quo...)]
ad Aprile a Roma, proponiamo un seguito di quel momento di confronto a Torino,
per l’1/2/3 Novembre 2024.
OCCASIONE PREZIOSA PER LANCIARE ANCHE UN’INIZIATIVA PUBBLICA CONTRO LA
RIAPERTURA DEL CPR DI TORINO, CHIUSO PER LA PRIMA VOLTA NEL MARZO 2023 GRAZIE A
TRE SETTIMANE DI CORAGGIOSE RIVOLTE, CHE HAN PERMESSO AL FUOCO DI DISTRUGGERE,
TOTALMENTE, UNA GALERA PER PERSONE SENZA DOCUMENTI EUROPEI ATTIVA DA 25 ANNI.
Un anno e mezzo fa, all'incirca, il CPR di Corso Brunelleschi veniva distrutto
dalla rabbia dei reclusi, rendendo materialmente più fragile un tassello della
macchina delle espulsioni nostrane. Da quelle calde giornate invernali di fuoco,
numerose sono state le rivolte, le evasioni e gli scontri contro la polizia, che
hanno caratterizzato la quotidianità all'interno dei lager di Stato italiani. La
violenza agita dalla detenzione amministrativa va inserita in un quadro ampio e
complesso che conduce a uno sguardo sulla macchina delle espulsioni e ai CPR,
come la punta visibile di un iceberg, in cui si annodano più strati e substrati
di violenza e razzismo sistemico.
Se, infatti, il razzismo è un concetto solido - tangibile nella sua produzione
di conseguenze materiali - urge produrre un discorso intellegibile che, con
puntualità, renda esplicita la geografia dell’oppressione, lungo la linea del
colore e della classe.
Estrapolare la lotta contro i CPR, da un discorso unicamente antidetentivo, ci
consente di rendere esplicito il ruolo che queste prigioni hanno nel fungere
anche, e non solo, da monito ai liberi e rafforzare così il ricatto del permesso
di soggiorno. Lottare contro le galere amministrative, assume così, un
significato nel porsi a fianco dei migranti, lavoratori e non, che chiedono
documenti, casa e tutele per tuttx. In questo panorama, attaccare la forma
tangibile di una frontiera vuol dire porsi al fianco di chi è rimbalzato,
tramite dispositivi e leggi europee, tra l’essere l’oggetto di scambio tra
Stati, merce di profitto per privati, strumento di pressione mediatica per fini
nazionalistici e/o manodopera a basso costo.
Sentiamo sempre più urgente, prioritario e impellente incontrarci e organizzarci
per analizzare il reale mortifero in cui viviamo, trovarci tra complici e
tessere le reti di alleanze possibili con il fine di trovare i punti di attacco
all'impianto razzista che scandisce la quotidianità nel capitalismo di oggi.
IL CORAGGIO DIROMPENTE DEL RECLUSI DEL CPR DI TORINO NEL FEBBRAIO 2023 NON PUÒ
RIMANERE SILENTE,
DIMENTICATO E RIFAGOCITATO DALLA MACCHINA RAZZISTA.
A tal proposito invitiamo compagnx, complici, solidali a venire a Torino nei
primi giorni di Novembre per tre giorni di discussione e mobilitazione
nazionale.
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PER INFO E OSPITALITÀ SCRIVERE A: ANTIRAZZISTXPIEMONTE@AUTISTICI.ORG